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‘Pillola dei 5 giorni dopo’ alle minorenni senza ricetta: arriva l’ok dell’Aifa

‘Pillola dei 5 giorni dopo’ alle minorenni senza ricetta: arriva l’ok dell’Aifa

Per le minorenni che decidono di comprare in farmacia la “pillola dei 5 giorni dopo”, per evitare una gravidanza indesiderata dopo un rapporto sessuale considerato a rischio, non è più necessario presentare la ricetta medica. Lo ha sancito, con una determina dell’8 ottobre, l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, stabilendo di fatto che le minori potranno avere accesso all’ulipristral acetato (nome commerciale EllaOne) nella stessa maniera delle maggiorenni, per le quali l’obbligo di prescrizione medica era stato abolito nel 2015.

 

Perché non sarà più necessaria la ricetta medica?

 

A spiegare la mossa dell’Aifa è stato in una nota il direttore generale dell’Agenzia, Nicola Magrini, sottolineando che la pillola dei 5 giorni dopo è “uno strumento altamente efficace per la contraccezione d’emergenza per le giovani che abbiano avuto un rapporto non protetto, entro i cinque giorni dal rapporto”, nonché di “uno strumento etico in quanto consente di evitare i momenti critici che di solito sono a carico solo delle ragazze”. Secondo l’Aifa l’abolizione della prescrizione medica come condizione necessaria per acquistare l’ulipristral acetato è “una svolta per la tutela della salute fisica e psicologica delle adolescenti” ma, rimarca l’Agenzia, esso rappresenta un metodo di “contraccezione di emergenza e che non è un farmaco da utilizzare regolarmente”.

Quali saranno i pro e i contro di questa decisione?

 

I metodi di contraccezione privilegiati restano quelli che si impiegano “prima” del rapporto sessuale, come i contraccettivi ormonali – pillola estroprogestinica, anello contraccettivo, cerotto transdermico, contraccettivo sottocutaneo – o “durante” il rapporto (preservativo o diaframma), preferibili poiché aventi meno effetti collaterali. Eppure l’abolizione della prescrizione medica per la pillola dei 5 giorni dopo rappresenta un chiaro vantaggio nella misura in cui le minorenni erano solite ignorare le procedure per accedere alla ricetta. A questo si aggiungano anche le difficoltà di contattare il ginecologo o il medico di famiglia o, ancora, di accedere al consultorio.

A conti fatti, con questa mossa, le ragazze dovrebbero avere meno probabilità di dover ricorrere all’aborto o di diventare madri in età troppo precoce. Tra i possibili “contro”, però, vi è il rischio di un abuso di questo metodo, nonché il fatto di aver tolto il “passaggio obbligato” dal medico di fiducia o al consultorio, e dunque di aver privato le giovani di un momento di incontro in cui sviluppare un approccio più consapevole alla sessualità.

 

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