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Litchi: perché può essere un frutto pericoloso per la salute

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Litchi: perché può essere un frutto pericoloso per la salute

Non fatevi tentare dal gusto saporito del frutto del litchi (Litchi chinensis), pianta originaria della Cina coltivata nella fascia tropicale e subtropicale del pianeta: il suo consumo smodato può rappresentare un pericolo per la salute. Questo frutto è infatti responsabile della cosiddetta encefalopatia ipoglicemica da litchi, una malattia neurologica potenzialmente fatale, come dimostrano i recenti casi di decessi di massa registrati in Paesi come l’India, il Vietnam e il Bangladesh. Ha fatto molto scalpore, in questo senso, la notizia della morte, nel giugno scorso, di oltre 30 bambini.

 

Litchi, perché è pericoloso per la salute

 

Dal caso di cronaca avvenuto nello Stato del Bihar, in India Settentrionale, possiamo evincere alcune caratteristiche di questo frutto. Le piccole vittime sono morte infatti dopo aver fatto incetta di litchi. Proprio questo aspetto è fondamentale: nel frutto – e in altre piante della famiglia delle Sapindaceae ci sono determinati amminoacidi che, ingeriti, possono alterare la gluconeogenesi e la β-ossidazione degli acidi grassi.

Questi processi sono correlati rispettivamente alla trasformazione di un composto non glucidico in glucosio e alla produzione dell’acetil-coenzima A (acetil-CoA), elementi fondamentali per il nostro metabolismo. Gli amminoacidi in questione, chiamati ipoglicina A e metileniclopropilglicina (MCPG), si trovano in dosi estremamente maggiori nei frutti acerbi, ed è proprio in questo fattore che si cela il rischio di incorrere in un’encefalopatia glicemica acuta. Come indicato da un team di ricerca internazionale coordinato da scienziati del Centro nazionale per il controllo delle malattie (India), la massiccia ingestione di frutti acerbi, contenenti i composti di cui sopra, può provocare uno shock metabolico, che induce il crollo dei livelli di zuccheri nel sangue e porta nel giro di pochissimo tempo alla comparsa di convulsioni, infiammazione cerebrale, incoscienza e morte.

 

Bambini e morti di massa

 

I più esposti al rischio sono proprio i bambini e gli adolescenti che, dopo aver abusato di litchi (ma il discorso vale per tutti gli altri frutti simili come l’ackee, Blighia sapida), sono soliti saltare il pasto seguente senza così riequilibrare gli scompensi determinati dagli amminoacidi sopracitati. Nel recente passato l’encefalopatia ipoglicemica scatenata dal litchi veniva scambiata per una malattia infettiva e virale.

Nel 2017, però, una ricerca pubblicata da un team di ricercatori internazionale sull’autorevolissima rivista scientifica The Lancet Global Health ha chiarito le probabili cause di queste stragi di massa. Il fatto che questi eventi si verifichino in Paesi come India, Vietnam, Bangladesh, non è un caso. Sono proprio queste nazioni, negli ultimi anni, ad aver aumentato la produzione di litchi per favorire le esportazioni all’estero. Trascorrendo intere giornate tra i frutteti, tra maggio e giugno i bambini sono esposti alla tentazione di appagare la fame e il palato facendo scorpacciate di litchi: niente di più pericoloso, come abbiamo visto.

 

Occhio però a pensare che il litchi sia un frutto “sempre” pericoloso e da eliminare dalla dieta a prescindere: la neurotossicità dei litchi ingeriti sarebbe infatti determinata da diversi fattori quali umidità, temperatura, uso di pesticidi oltre che ovviamente dalla quantità e dalla suscettibilità individuale alle sostanze incriminate. Gli scienziati sottolineano inoltre che i frutti che troviamo regolarmente al supermercato sono maturi, e dunque contengono una quantità di amminoacidi tossici sensibilmente inferiore a quella responsabile delle morti di massa. Anche il costo elevato del frutto contribuisce ad evitare che se ne faccia incetta come capita a chi trascorre intere giornate tra i frutteti. Infine, c’è sempre da considerare che l’assunzione del litchi avviene nel quadro di diete più o meno equilibrate e dunque in grado di contrastare i potenziali effetti nefasti sui processi metabolici innescati dagli amminoacidi.