
L’allarme sull’abuso di ansiolitici per combattere l’insonnia: i rischi
La Giornata Mondiale del Sonno (14 marzo) offre lo spunto per soffermarsi sulle problematiche legate ai disturbi del sonno. Tra queste, l’insonnia cronica rappresenta una delle più diffuse e sempre più spesso chi ne soffre fa ricorso all’uso di ansiolitici e sedativi con il rischio di sviluppare dipendenza e gravi effetti collaterali.
Insonnia in Italia: circa 12 milioni di persone ne soffrono
L’insonnia è un disturbo che colpisce circa 12 milioni di italiani, con una prevalenza maggiore tra le donne (il 60% ne soffre in forma transitoria o cronica) e tra i residenti del Sud. Secondo i dati dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS), ben un adulto su quattro e un minore su cinque lamentano difficoltà nell’addormentarsi o nel mantenere il sonno. Inoltre, il 30% degli italiani dorme meno di sei ore per notte, una quantità di riposo insufficiente per garantire un benessere psico-fisico ottimale.
Il problema è particolarmente accentuato nel Meridione, dove in regioni come Puglia e Sicilia il tempo medio di riposo si aggira intorno alle 6,6 ore a notte, rispetto alla Valle d’Aosta, dove si dorme mediamente 7 ore e mezza. Il cambio di stagione rappresenta un ulteriore fattore di stress per il ciclo sonno-veglia, rendendo ancora più difficile il recupero delle energie necessarie per affrontare la quotidianità.
L’uso (e l’abuso) di farmaci per dormire
Mentre una buona notte di sonno è cruciale per il recupero fisico e mentale, molte persone, nella ricerca di una soluzione rapida, ricorrono all’uso di farmaci ansiolitici. Sebbene questi farmaci possano essere efficaci nel breve termine, il loro abuso può portare a gravi conseguenze per la salute. Secondo gli esperti, l’uso eccessivo di ansiolitici, come le benzodiazepine, è in crescita, con un numero sempre maggiore di persone che dipendono da questi farmaci per riuscire a dormire.
Sebbene le benzodiazepine e altri sedativi possano offrire sollievo immediato, l’uso prolungato e non supervisionato può causare dipendenza, tolleranza e una serie di effetti collaterali, tra cui la confusione, il deterioramento cognitivo e la sedazione eccessiva durante il giorno. Inoltre, l’abuso di ansiolitici può mascherare le cause sottostanti dell’insonnia, impedendo alle persone di affrontare i veri fattori che ne determinano la condizione.
Un rischio anche per la salute degli anziani
A proposito di benzodiazepine: una ricerca condotta dalle Università del Michigan e della Pennsylvania su 576 anziani (con un’età media di 78 anni al momento della prima prescrizione) ha evidenziato che un paziente su quattro ne fa un uso prolungato, nonostante gli avvertimenti delle autorità sanitarie. Nei soggetti più anziani, l’abuso di benzodiazepine è associato a incidenti stradali, cadute, fratture del femore e dell’anca, oltre a un generale peggioramento delle capacità cognitive.
Lo studio, pubblicato su JAMA Internal Medicine, ha analizzato in particolare le prescrizioni rilasciate dai medici di base, e non dagli psichiatri, perché è proprio nelle visite di routine che gli anziani spesso lamentano disturbi del sonno e ricevono queste terapie. Tuttavia, le benzodiazepine non dovrebbero mai essere considerate una soluzione a lungo termine: il loro utilizzo dovrebbe essere monitorato con attenzione per evitare dipendenza ed effetti collaterali gravi.