La talidomide: dal disastro della focomelia alla rivalsa come antitumorale
Dura la vita per la talidomide, farmaco che non riesce a scrollarsi di dosso una brutta reputazione per quanto accaduto nel Dopoguerra. La storia narra che il medicinale prodotto dalla tedesca Grunenthal, prescritto come tranquillante per le donne in gravidanza che avevano problemi di sonno, provocò la nascita di migliaia di bambini affetti da focomelia, una malattia congenita molto rara che si caratterizza per la comparsa di anomalie a livello anatomico, di fatto portando alla messa al mondo di bambini privi di braccia o gambe sviluppate e altre menomazioni. Il primo caso di bambino focomelico venne registrato il 25 dicembre 1956. Gli studiosi dell’epoca, però, basandosi su evidenze di laboratorio incomplete, continuarono a sostenere la completa “atossicità” del farmaco, che così continuò ad essere somministrato alle gestanti ignare dei suoi effetti collaterali. La talidomide venne ritirata dal mercato soltanto a distanza di quasi cinque anni da quel primo caso.
Talidomide, la rivalsa come antitumorale
Sebbene l’uso sconsiderato e imprudente della talidomide abbia causato danni gravissimi e atroci sofferenze, è sbagliato “colpevolizzare” il farmaco in sé anziché l’uso sconsiderato che ne venne fatto. Negli ultimi anni, infatti, si può dire che la talidomide si sia presa una grande rivincita, trovando impiego in un ambito che ne ha esaltato le peculiarità: quello di farmaco antitumorale. Se in passato la talidomide era stata utilizzata anche per curare la lebbra, al 1999 risale la prima segnalazione rispetto alla sua efficacia nella cura dei tumori. Nello specifico venne appurato che la talidomide poteva indurre una serie di “risposte” obiettive nel 30% di pazienti affetti da mieloma multiplo allo stadio più avanzato che non mostravano risposte alla chemioterapia standard.
Sebbene la talidomide non sia ancora autorizzata in Italia dal Ministero della Salute per la prescrizione normale, il farmaco viene somministrato in centri oncologici specializzati da medici esperti impegnati i studi clinici sperimentali su un gruppo ristretto di pazienti mediante la procedura nota con l’espressione di “uso compassionevole”. La speranza dei ricercatori che tuttora indagano sul ruolo della talidomide nella cura dei tumori è che il farmaco, riducendo l’apporto di ossigeno e nutrienti al cancro, possa contrastare o addirittura bloccare l’azione che il tumore esercita per creare nuovi vasi sanguigni utili alla sua crescita. La talidomide potrebbe dunque svolgere un’azione simile a quella categoria di medicinali che intervenendo sulla formazione di nuovi vasi sanguigni vengono definiti inibitori dell’angiogenesi o anti-angiogenici.
La talidomide può inoltre aiutare a diminuire alcuni dei sintomi che si manifestano nei pazienti oncologici: ciò è possibile perché il farmaco è in grado di ridurre il fattore di necrosi tumorale (FNT), una sostanza prodotta in maniera naturale dall’organismo che stimola il sistema immunitario ad attaccare le cellule pericolose. Spesso avviene però che i pazienti producano un eccesso di FNT per via di una reazione anomala del loro sistema immunitario, andando così incontro a forti rialzi di temperatura, sudorazione notturna e forte calo di peso. Grazie alla sua azione la talidomide aiuta a controllare questi sintomi.
Talidomide, il preparato galenico ad uso veterinario
Uno degli impieghi più diffusi della talidomide è quello per uso veterinario in qualità di farmaco oncologico. La somministrazione avviene soltanto in ambito ambulatoriale per via orale (capsula o compresse), sotto stretto controllo del veterinario che può chiedere al farmacista galenico il dosaggio che ritiene ideale per le necessità dell’animale. Le patologie che prevedono l’utilizzo della talidomide a livello veterinario – spesso in associazione alla ciclofosfamide – sono perlopiù il cancro del rene e delle ovaie ed il melanoma metastatico. Anche la nostra farmacia allestisce un preparato magistrale a base di talidomide: se prima era possibile avervi accesso mediante presentazione di ricetta non ripetibile in triplice copia, in seguito all’introduzione della ricetta elettronica veterinaria REV, la triplice copia non è più necessaria in quanto traccia della prescrizione rimane nel portale www.vetinfo.it.