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Giornata mondiale della fibromialgia: la cannabis terapeutica per alleviare i sintomi

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Giornata mondiale della fibromialgia: la cannabis terapeutica per alleviare i sintomi

Il 12 maggio è la Giornata mondiale della fibromialgia, una patologia – le cui cause non sono del tutto note – che colpisce soprattutto le donne in età adulta e si caratterizza per la presenza di dolori muscolari diffusi associati a rigidità, crampi, cefalea, parestesia, colon irritabile, disturbi dell’apparato genito-urinario, affaticamento, alterazioni dell’umore, problemi di memoria e di insonnia. Sebbene non esista una vera e propria cura per il disturbo, questo non significa che non vi siano delle soluzioni in grado di alleviare i sintomi. Tra queste merita una menzione speciale la cannabis terapeutica.

 

Fibromialgia e cannabis medica

 

La cannabis medica rappresenta una promettente opzione di cura per i pazienti affetti da fibromialgia. Sebbene la comunità scientifica non sia compatta al riguardo, diversi studi hanno attestato la sua efficacia e il suo profilo di sicurezza, con un tasso relativamente basso di effetti collaterali riscontrati. Alcuni studi hanno registrato un deciso miglioramento per quanto riguarda l’intensità del dolore. Ma a riportare dei benefici, dopo una terapia con cannabis medica durata sei mesi, è stata la qualità generale della vita dei pazienti, che hanno visto ridurre molti dei sintomi correlati alla condizione di cui soffrono.

 

L’efficacia della cannabis terapeutica si spiega andando ad analizzare la sua composizione. I suoi due principali componenti attivi sono il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD). Il primo, attraverso i recettori cannabinoidi (CB1 e CB2) agisce sul sistema nervoso centrale, andando ad influire sul dolore. Il secondo esercita invece un’azione analgesica e antinfiammatoria. Rispetto agli oppiacei, comunemente utilizzati per gestire i dolori tipici della fibromialgia, la cannabis medica presenta peraltro un rischio meno elevato di sviluppare dipendenza.

 

Essendo la fibromialgia una patologia cronica, la via di somministrazione d’elezione della cannabis medica è quella orale: questa modalità favorisce un assorbimento lento, prolungando così l’effetto benefico del trattamento. Inizialmente è consigliabile un dosaggio minimo, provvedendo eventualmente ad aumentarlo in maniera graduale. La cannabis potrebbe essere d’aiuto in particolare a coloro i quali non hanno trovato sollievo dai trattamenti convenzionali.

 

Tra gli studi più interessanti a sostegno dell’efficacia della cannabis nel trattamento della fibromialgia vi è quello dell’Ospedale Universitario “Luigi Sacco” di Milano. Cento pazienti fibromialgici sono stati monitorati durante 6 mesi di terapia con cannabis, aggiunta alla loro terapia di base. Il 30% di loro ha fatto registrare un significativo miglioramento della qualità della vita e del sonno; molti altri hanno riportato dei benefici, per quanto moderati, nell’ansia e nella depressione, i cui livelli sono stati quantificati attraverso dei questionari. Quasi il 50% dei pazienti, grazie alla cannabis medica, ha potuto ridurre la terapia analgesica concomitante.

 

Più in generale, si è portati a ritenere che il trattamento a base di cannabis possa risultare efficace nel 30-50% dei pazienti (percentuale in linea con altri farmaci impiegati per la fibromialgia, come la duloxetina), e soltanto per alcuni sintomi. È bene dunque consultare il proprio medico per decidere insieme la migliore strategia terapeutica da mettere in atto.

 

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