Cannabis terapeutica e nuovo Codice della strada: le nuove disposizioni che fanno discutere
La recente riforma del Codice della strada rischia di mettere in seria difficoltà migliaia di pazienti che fanno uso di cannabis terapeutica. Le nuove disposizioni in materia di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti non fanno distinzione tra chi consuma cannabis a scopo ricreativo e chi la utilizza come farmaco, ignorando le peculiarità di questa terapia. Una scelta che sta facendo discutere.
Il trattamento terapeutico sotto accusa
In Italia, l’uso della cannabis a scopo terapeutico è legale dal 2007 e regolamentato dal decreto Lorenzin del 2015. Questa terapia è prescritta per una vasta gamma di patologie, dalla sclerosi multipla ai dolori cronici, dal glaucoma alla fibromialgia, senza dimenticare il sollievo offerto ai pazienti oncologici durante la chemioterapia.
Nonostante i suoi benefici riconosciuti, il nuovo Codice della strada mette i pazienti in una posizione complicata: la semplice positività ai test salivari, che possono rilevare l’uso di cannabis fino a tre giorni dopo l’assunzione, sarà sufficiente per ritirare la patente, anche in assenza di alterazioni psicofisiche.
Cannabis terapeutica: nuove regole, vecchi problemi
Con le norme precedenti, i pazienti potevano dimostrare, con documentazione medica, che l’assunzione di cannabis terapeutica non comprometteva le loro capacità psicofisiche alla guida. Ora, con la riforma, questa possibilità viene meno: non importa che l’assunzione risalga a giorni prima o che il paziente sia sotto controllo medico, basta il test salivare positivo per essere considerati inidonei alla guida.
Una rigidità che rischia di avere conseguenze gravi, soprattutto per chi vive in regioni dove è già difficile accedere ai farmaci a base di cannabis, come in Sicilia, dove i pazienti devono percorrere lunghe distanze per ottenere le prescrizioni.
Cannabis terapeutica: la sfida legale e le richieste dei pazienti
L’unico spiraglio per i pazienti sarà fare ricorso contro le sanzioni, con la speranza che la Corte Costituzionale intervenga per annullare una norma che, secondo molti, vìola i diritti fondamentali.
Nel frattempo, i pazienti chiedono modifiche urgenti al Codice della strada: norme che considerino l’effettiva alterazione psicofisica e non solo la presenza della sostanza nell’organismo, sul modello di quanto già avviene per l’alcol. Inoltre, servono linee guida chiare per il rinnovo delle patenti, che oggi dipendono arbitrariamente dalle decisioni delle commissioni locali.