Cannabis light, le tappe della vicenda: dal decreto del governo Meloni alla sospensione del Tar
Negli ultimi mesi l’Italia ha assistito a una serie di cambiamenti significativi riguardo all’uso della cannabis light a scopo terapeutico, in particolare per ciò che concerne il cannabidiolo (CBD). La cannabis light è una variante della pianta di cannabis con bassi livelli di tetraidrocannabinolo (THC), la sostanza psicoattiva responsabile degli effetti psicotropi. L’uso terapeutico del CBD ha guadagnato popolarità per il suo potenziale nell’affrontare una varietà di problemi di salute tra cui ansia, dolore cronico e disturbi del sonno e di recente è stato oggetto di una battaglia arrivata fino al Tar.
Il decreto del governo Meloni: l’inserimento del CBD tra le sostanze stupefacenti
Lo scorso agosto il ministro della Salute Orazio Schillaci ha firmato un decreto con cui è stata revocata una precedente normativa del 2020: col nuovo provvedimento, entrato in vigore dal 22 settembre, i prodotti a uso orale a base di cannabidiolo, ovvero un olio estratto dalla canapa indiana, tornano a essere considerati come medicinali contenenti sostanze stupefacenti, per cui acquistabili solo in farmacia dietro ricetta medica non ripetibile.
Di conseguenza, l’uso non farmacologico degli estratti di cannabis, in particolare quelli da ingerire, è diventato illecito: una mossa che ha portato a una significativa riduzione della possibilità di acquistare cannabis light “da ingerire” nel nostro Paese.
Nonostante il divieto riguardasse solo la vendita senza prescrizione medica di prodotti a base di cannabidiolo da ingerire, la comunità del CBD in Italia ne è rimasta duramente colpita. L’intenzione del ministero – come spiegato – non era quella di vietare completamente la sostanza, ma piuttosto di regolamentarla e renderla disponibile come farmaco su prescrizione medica.
La sospensione del Tar del Lazio: ok alla commercializzazione del CBD
A inizio ottobre le restrizioni iniziali imposte dal governo sono state modificate. Il Tar del Lazio, infatti, ha temporaneamente bloccato la norma del governo Meloni, consentendo ai prodotti orali contenenti cannabis light di continuare a essere commercializzati fino alla prima udienza in merito, prevista per il 16 gennaio del 2024. Una decisione che è stata accolta con sollievo da coloro che avevano impugnato il decreto, in particolare dal gruppo Imprenditori Canapa Italia (Ici).
Il tribunale amministrativo ha motivato la sospensione spiegando come la decisione del governo Meloni fosse carente di chiarezza riguardo agli “accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica”. Inoltre, il Tar del Lazio ha promesso di affrontare la questione nel merito quanto prima, riconoscendo la rilevanza della questione.
Il futuro del CBD e della cannabis light in Italia resta ancora incerto, ma questa controversia ha evidenziato l’importanza di una regolamentazione equilibrata che tenga conto del potenziale terapeutico del CBD, proteggendo nel contempo la salute pubblica. La decisione finale spetterà alle autorità competenti, ma il dibattito sul ruolo di questa sostanza nella medicina e nella terapia di certo continuerà a lungo.