Beta Cariofillene per ridurre il dolore e guarire le ferite
La cannabis contiene al suo interno oltre 500 sostanze: terpeni, flavonoidi, alcaloidi, acidi grassi e altri ancora. Proprio i terpeni sono stati negli ultimi anni oggetto di studi sui potenziali effetti terapeutici per l’uomo. In particolare il beta-cariofillene, sostanza presente negli oli essenziali di varie piante, tra cui – oltre alla cannabis – rosmarino, luppolo e pepe nero, si caratterizza per la capacità di legarsi ai recettori del nostro sistema endocannabinoide, proprio come i fitocannabinoidi della cannabis.
Il beta-cariofillene contro ansia e depressione
È noto che molti consumatori di cannabis citino tra gli effetti della sostanza il sollievo da stati di ansia e depressione. Lo studio sui topi che ha indagato sui benefici del beta-cariofillene, pubblicato sulla rivista Physiology e Behavior, conferma questa diffusa percezione. Altri studi in passato, peraltro, hanno comprovato quanto siano importanti i recettori CB2, sui quali va ad agire il terpene, nel ridurre tali problematiche.
Contro il dolore neuropatico
La ricerca finalizzata a esplorare le proprietà del beta-cariofillene ha portato ora all’identificazione di nuove caratteristiche terapeutiche della sostanza. Uno studio pubblicato su Molecules, ad esempio, ha dimostrato la capacità di questo terpene di ridurre il dolore neuropatico, indotto da farmaci antiretrovirali. Gli autori della ricerca sottolineano che la somministrazione orale di BCP (questa la sigla scientifica, ndr) in concomitanza con farmaci antiretrovirali potrebbe avere un valore clinico nel prevenire lo sviluppo di infiammazione. Il β-cariofillene presenta inoltre il vantaggio di non produrre gli effetti psicoattivi tipici della cannabis e di essere disponibile come sostanza naturale già approvata dalla FDA (Food and Drug Administration) come aromatizzante.
Nella guarigione delle ferite
Un’altra qualità del beta-cariofillene, emersa grazie ai recenti studi effettuati sui topi, è quella che assegna al terpene la capacità di migliorare la guarigione delle ferite. Un risultato che viene considerato come il frutto di “impatti sinergici di molteplici vie”. Nella ricerca pubblicata su Plos One, gli autori notano che le ferite della cute dei topi, trattate con il β-cariofillene hanno migliorato la riepitelizzazione. Il tessuto ha infatti registrato un aumento della proliferazione cellulare. Si è così assistito ad una maggiore migrazione cellulare, a conferma che l’aumentata riepitelizzazione è dovuta a questi due fenomeni (proliferazione e migrazione) di natura cellulare.