Portare al mare i bambini presenta enormi vantaggi, ma a patto di rispettare tutte le regole di prudenza per tenerli al riparo dall’esposizione ad alcuni fattori esterni potenzialmente dannosi. Un esempio? I raggi del sole.
Sole: nemico o alleato?
Iniziamo col dire che il sole non è un nemico ma un potenziale alleato dei bambini: la pelle, stimolata dai raggi solari, sintetizza infatti la vitamina D, altrimenti scarsamente presente negli alimenti, e preziosa per favorire la crescita e la salute delle ossa. Per non parlare degli effetti positivi sulla regolazione del sonno e dell’umore. Come in tutte le cose, però, è bene non eccedere. Una scorretta esposizione al sole può infatti portare i bambini (e anche gli adulti!) a sperimentare delle vere e proprie ustioni. Già il semplice arrossamento della pelle è catalogabile come un’ustione di primo grado. Quando invece si manifestano delle vescicole piene di siero significa che l’ustione è già diventata di secondo grado. Questa problematica ha delle ripercussioni anche a lungo termine. Le ripetute scottature rimediate negli anni dell’infanzia, infatti, possono favorire in età adulta la comparsa di tumori della pelle quali melanoma, basalioma e spinalioma. E allora, come comportarsi?
Le regole d’oro
Mai fare stare al sole il bambino nelle ore centrali della giornata, ovvero fra le 11 del mattino e le 17 del pomeriggio. Qualche piccola deroga è possibile, a patto che sia davvero piccola in termini di tempo trascorso sotto il sole e che il bambino sia adeguatamente protetto. Questa regola vale pure durante una giornata nuvolosa, poiché le nubi non riescono a schermare i raggi del sole. L’utilizzo di maglietta, cappellino con visiera, nonché la permanenza sotto l’ombrellone possono aiutare, ma ciò che è fondamentale è l’uso della giusta crema solare. Se la pelle non si è ancora scurita bisogna utilizzare l’alta protezione (fattore da 30 a 50 o, meglio ancora 50+); soltanto dopo si può passare ad una protezione media. La crema va applicata poco prima di esporre il piccolo al sole, e in maniera omogenea, senza tralasciare nessuna area esposta. La protezione dura mediamente un paio d’ore, ciò significa che trascorso quel periodo di tempo è necessario applicarla di nuovo, anche se il bimbo sta sotto l’ombrellone. Anche così, non si deve fare l’errore di pensare che la crema solare sia uno scudo impenetrabile tale da giustificare la permanenza prolungata del bambino sotto il sole.
L’esposizione al sole dovrebbe essere poi graduale. Si dovrebbe iniziare con 5-10 minuti, per poi aumentare di 5-10 minuti ogni giorno. Tempi che possono essere leggermente allungati se la cute è ben protetta da un filtro solare. Il motivo di questo approccio? L’obiettivo è sviluppare progressivamente una protezione naturale, l’abbronzatura, da aggiungere a quella rappresentata dalla crema solare, che dev’essere comunque preservata nel tempo. Un ragionamento valido però soltanto se il piccolo non rientra fra i fototipi 1 e 2, ovvero non ha i capelli rossi, le lentiggini e la pelle color latte, o i capelli biondi e la pelle bianchissima. In questi casi la loro abbronzatura non sarà mai sufficientemente protettiva e perciò vanno sempre protetti indossando una maglietta e con una crema solare pure durante il bagno. Un ultimo accorgimento: prima di aver compiuto l’anno di vita, sia al mare sia in montagna, il bimbo non deve essere esposto alla luce diretta del sole, se non poco dopo l’alba o all’imbrunire. I primi approcci col sole possono avvenire dopo aver iniziato a camminare, ma sempre tenendo bene a mente le pratiche di cui sopra.